27 giugno 2012

Il Vino e gli idealismi del secolo scorso. 

Il Vino e gli idealismi del secolo scorso. 

Il Vino e gli idealismo del secolo scorso, un tema complesso che esula dal
contesto prettamente vitivinicolo. Un tema che solo il nostro "blog da osteria"
 piuttosto estremo puo' trattare. Il vino fu per le sue qualita', l' attore principale
e lo sfondo di tutte quelle storie di uomini accadute realmente al tempo dei
totalitarismi del secolo scorso. Il vino per la sua capacita' di dare coraggio,
dare forza, lenire il dolore e la fatica, creare coesione in un gruppo, fu usato e
incoraggiato da tutti quegli ideali fascisti, comunisti e anarchici, quegli stessi ideali
che convincevano i giovani ad imbracciare un fucile per l' idea stessa. Il vino,
nella cultura di quel tempo era capace di alterare lo stato emotivo, capace di
amplificare sensazioni estreme, una vera e propria droga pesante, pero'
con l' alibi di essere socialmente accettabile e accettata.
All' interno di quegli idealismi e di quei circoli il vino e l' alccol in genere venivano
consigliati e raccomandati a tutti i livelli. Il vino era un mito, continuamente mitizzato
sia fra i comunisti che i fascisti. Il mio professore di letteratura alle scuole superiori
raccontava di quando loro studenti al classico si riunivano la notte a leggere Marx,
Lenin e Dostoievsky, e mentre studiavano questi bevevano vino! (giuro! sono
parole del mio ex professore, che ideali & vino apparte, stimavo molto per essere
un professore quasi geniale). Credo che bevessero per fissare in modo emotivo una
specie di experience di vino e filosofia, vino e storia; o forse il vino li aiutava a fare
un "revival" degli anni d' inizio secolo, nel bel mezzo del boom economico degli anni
60, dell' avvento del consumismo, tornare indietro sul piano della carica emotiva al
ventennio o anche prima, "ai tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti"
come cantava Francesco Guccini, uno che di vino se ne intende...

Non abbiate dubbio, il vino che socialmente ebbe altri compiti di socializzazione
e comunicazione, di vera saldatura sociale, il vino che nelle comunita' isolate in
montagna o nelle campagne era un passaggio iniziatico per i ragazzi che
cominciavano a diventare uomini. Il vino in altri frangenti e' stato usato come puro
strumento di controllo delle masse, assieme ad altri strumenti come l' energia, il
lavoro, la religione ed altri. Il vino e' stato introdotto nelle varie dottrine ideologiche
 dagli stessi maestri e padroni dei totalitarismi; non troverete mai una parola sul
vino e gli alcolici nelle opere di Karl Marx, ma tutti i seguaci del marxismo avevano
 rapporti stretti con l' alcool, tutti gli artisti di ideale comunista o marxista avevano
rapporti troppo frequenti e  troppo continuati col vino e con l' alcool in genere.
E consci dell' effetto emulazione hanno perseverato fino all' ultimo.
Questa foto l' ho inserita in quanto immortala quell' epoca, di lotte per i diritti,
di speranze e di lavoro instancabile, sono Sacco e Vanzetti, due uomini morti per i loro ideali.

Cio' che lascia straniti e' il fatto che con un utilizzo del vino anche fra gli adolescenti,
un utilizzo del vino frequente e in tutti gli aspetti della vita sociale e del privato, la piaga
dell' alcolismo non fosse estesa e dolente come oggi. Forse in antitesi al vino si poneva
il lavoro: li dove il bicchiere serviva a dimenticare c' era anche il lavoro che chiamava
ad essere presente nel mondo reale per ricostruire. Ed e' li, che dopo il comunismo e
il fascismo, che con ideologie e vino hanno fatto tanti morti e tanti martiri, il vino nella
ricostruzione torna ad essere autore, aiuta i lavoratori a socializzare, ricrea armonia,
scandisce il tempo e le pause come il sole e i suoi solstizi.
Oggi si parla ancora di Gladio, stand by hand, strategia della tensione e bipolarismo
esasperato... Tutte cazzate per riempire i giornali e per distrarre i cittadini onesti dall'
unica vera cosa importante: decidere il loro futuro, in modo veramente democratico,
senza scioperi, senza manifestazioni. Io son sicuro che nella strategia della tensione il
vino e' stato inserito, assieme alle droghe, in un modo lucidamente criminale,
esattamente come fecero i totalitarismi. Anche in Russia, in Moldavia, il vino era molto
diffuso prima di Gorbaciov, e si coltivava molto la vite.
Poi quello sciagurato le fece espiantare perche' a dir suo si facevano troppi discorsi
fra ubriachi. Naturalmente i loro vini da 11 gradi non hanno molto in comune coi nostri
di 13,5. Adesso, in questi ultimi anni le aziende cercano di esportare il vino anche
negli Emirati Arabi, speriamo non lo stiano facendo con l' idea di minare la societa'
araba... Li il totalitarismo esiste gia', anche senza bere vino, anche senza marxismo
e fascismo. Per non parlare degli americani poi, che stanno producendo
anch' essi il vino, ma un vino tutto chimico come la cocacola.

Povero vino, prodotto nobile; vino principe a titolo di diritto sulle tavole dei sardi,
degli italiani, degli europei. Vino usato nella storia come un assassino su commissione.
Povero vino, bevanda nobile che vive di spirito suo, degradato a strumento di potere
e di controllo delle masse. Un ultima parola mi sia concessa: Spartaco,
"schiavo macedone morto libero, disse
"il vino piu' buono e' quello bevuto in casa propria"...
Allora ribelliamoci! diventiamo consapevoli del fatto che il vino da coraggio e
forza, per essere usato sia in positivo che in negativo. E allora viva la liberta'!
Decidiamo il nostro destino! Decidiamo il nostro vino!











Tag: vino, alcool, vino e idealismi, vino e secolo scorso,


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